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Bandiere stanche

Rientrati da un lungo viaggio nei luoghi della memoria (nostra e collettiva), io e Maurizio siamo a Ravenna in questo Primo Maggio.

Nelle ultime settimane abbiamo rivisto amici e compagni a Monaco, Praga e Vienna, ricomponendo tasselli degli ultimi quasi 25 anni di erranza, avendo conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che la nostra memoria e il nostro vissuto si nutrono di presenze e di esperienze condivise.

Dopo tanto “estero” abbiamo scelto di provare a vivere a Ravenna, convinti che lo sguardo di chi torna sia diverso e meno negativo di quello di chi non ha mai abbandonato il natio borgo selvaggio.

Certo, la sfida è forte, se si pensa alla situazione politica e sociale in cui versa l’Italia di oggi, anche nella nostra Romagna felix.

E così, in questa grigia giornata di festa, abbiamo deciso di condividere sangiovese e grigliata con alcuni compagni a Marina di Ravenna. L’atmosfera è simile a quella di tante vissute in passato ai giardini: famiglie, generazioni allo stesso tavolo, canti di lotta in sottofondo.

In realtà tutto (o quasi) è cambiato. La festa, persino questa, non è unitaria. La sinistra, oramai decimata, ricorda il 1 maggio dei lavoratori in luoghi separati.

Poche bandiere rosse e tutte stanche.

Inevitabile ripensare a Leander Kaiser, nostro amico storico, filosofo e pittore, da cui abbiamo raccolto l’esperienza del 68 austriaco (quasi sconosciuto in Italia). Leander mi è stato guida attenta e partecipe nei 12 anni trascorsi a Vienna. Con lui ho condiviso giornate intense nel suo atelier: la scoperta delle sue opere mi ha avvicinato al mondo di un artista che conosce e attraversa i confini tra le culture, incarnando il significato di quella che per me è (e deve essere) l’Europa, in particolare in questi tempi bui.

“Nachdenken über Piero”, Riflessioni su Piero: ho chiamato così questa tela iconica in cui Kaiser rielabora una citazione da Piero della Francesca e a cui è inevitabile pensare oggi.

Il giovane in primo piano, immerso in una sinfonia di rossi che costituiscono una perfetta prospettiva scenica, è senza ombra di dubbio un omaggio consapevole alla tradizione più pura ed universalmente riconosciuta della pittura italiana rinascimentale, ma con altrettanta forza costituisce una testimonianza partecipe della contemporaneità. Alcuni elementi, sapientemente aggiunti da Kaiser all’originale di Piero, rimandano infatti a suggestioni e simboli legati al presente.

Sulla sinistra, ripiegata e “stanca” una grande bandiera rossa ricorda la disillusione delle rivoluzioni mancate del ‘900, sulla destra invece una serie di colonne stilizzate rimanda ai paesaggi urbani cari a Boccioni.

Se l’arte è, come credo, strumento primario di interpretazione della realtà, a Kaiser è riuscita una sintesi impressionante, per la sua sua lucida leggerezza, delle sensazioni provate oggi. Potessi (e potessimo) avere lo sguardo del giovane seduto all’ombra della bandiera e fosse solo “dormiveglia della ragione” questa infinita pausa di riflessione che pare assorbire il nostro disincantato presente.


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