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Lettera da Londra 04

Il giorno prima della Epifania, in anticipo sui Kings Magi (si legge Magiai in inglese) è partita la campagna elettorale per le elezioni politiche di inizio maggio.

La mitica rivista Private Eye nel numero di fine anno (dicembre-gennaio) ha una fantastica copertina intitolata Season of Goodwill in cui è rappresentata una natività a fumetti con i Magi che fra gli altri si scusano del ritardo dicendo che la strada era piena di immigrati.

L’ubriacatura da saldi era ancora in corso, torme di insensati acquirenti di varie nazionalità si aggiravano ancora lungo Oxford Street, uno dei luoghi più inquinati del mondo (non solo occidentale) dal traffico pesante e per cui è stata chiesta la pedonalizzazione; la ricerca è stata condotta da un dipartimento del King’s College. Il sindaco Boris Johnson ha fatto la sua consueta faccia stranita (è in corsa per un seggio in parlamento), ha promesso di dimezzare l’inquinamento e di raddoppiare le piste ciclabili per il 2020 nella capitale, poi ha cambiato argomento durante una press conference in cui fioccavano le domande sulla qualità dell’aria che si respira a Londra, e non solo su quella.

Per 4 mesi assisteremo a randellate più o meno politiche, con colpi anche bassi su temi che vanno dall’immigrazione (classico degli ultimi mesi) allo stato in cui versa la sanità pubblica, con tutti contro tutti, a dispetto della attuale alleanza di governo fra conservatori e liberaldemocratici, e lo Ukip, che sfruttando le paure e un improbabile concetto di Britishness (l’equivalente oltremanica di italianità, grosso modo) contro l’ invadente Europa prova a guadagnare consensi.

Questo anche perché le prossime elezioni si presentano come le più incerte di questa generazione, con la prospettiva che una parte degli elettori emigri dai 2 maggiori partiti nazionali verso le formazioni minori (Verdi e appunto Ukip di Farage), senza dimenticare un possibile exploit del Partito Nazionale Scozzese come nuova rivendicazione di indipendenza da Westminster.

A gennaio si parla già di un ipotetico Parlamento “sospeso” dopo le prossime elezioni, che porterebbe poi a un accordo di governo fra Labour (se avrà la maggioranza relativa) e Liberaldemocratici, oppure lo Scottish National Party.

Parlando di società, il servizio sanitario nazionale (NHS), in evidente crisi, ha iniziato ad introdurre un ticket sulle ricette (8.05 sterline), mentre una visita dal dentista supera le 100 sterline (i dentisti nelle strutture pubbliche sono sempre più rari).

Durante e dopo il periodo natalizio, i vari A&E (corrispondenti al Pronto Soccorso) degli ospedali sono stati assediati dai pazienti ed hanno fornito un servizio molto più lento da un lato e convulso dall’altro: si cerca ora di fare il punto e di attrezzarsi per il periodo invernale, che vede un numero maggiore di emergenze che si scaricano su queste strutture.

C’è da dire che l’attuale governo ha tagliato da tempo i posti letto in diversi ospedali, con una logica privatistica che forse ha fatto quadrare i conti ma ora genera disfunzioni e anche morti di pazienti in attesa da 14 ore, come è successo.

A metà gennaio mi hanno invitato alla City Hall di Westminster per un colloquio al NHS Trust su un progetto fotografico sociale : si tratta di gestire (su base volontaria) un piccolo gruppo di pazienti con nazionalità e disabilità di vario tipo e di staff del servizio sanitario allo scopo di fare raccontare le loro storie tramite le immagini (non solo fotografiche). Cominciamo a metà febbraio e se va decentemente ci dovrebbero dare visibilità sui media nazionali.

Dagli immigrati ai rifugiati dell’anno scorso e ora ai diversamente abili (come si dice in italiano): certo è che me le vado a cercare, le occasioni per fare un sacco di soldi nella perfida Albione capitalista. Vi farò sapere alla prossima puntata.

Le stime sulla futura popolazione dell’isola indicano una cifra di 80 milioni di abitanti nel 2030, oltre ad un allungamento della durata di vita. Questa previsione avrà un impatto pesante anche sul servizio sanitario, che si ritiene avrà bisogno di 10 miliardi di sterline da subito, ogni anno e per i prossimi anni. I politici in Parlamento e in campagna elettorale appena iniziata si inseguono con cifre promesse, rinfacciate e mai mantenute.

Una maggiore durata di vita impatterà anche sul bisogno di case, e di case diverse da quelle costruite finora, su un modello di famiglia in rapida evoluzione; la situazione abitativa londinese è estremamente pesante per varie fasce di popolazione.

Diversi osservatori notano che all’inizio del 21° secolo la condizione dei senzatetto nella capitale richiama quella dickensiana del 19° secolo, con cifre impressionanti di persone senza sicura o fissa dimora, che si appoggiano a fatiscenti e squallidi b&b, dormono su divani occasionali (sofa surfing) o vengono spostati dai quartieri “bene” della città verso le periferie a buon mercato.

Fra luglio e settembre 2014, 4 londinesi poveri su 10 sono stati sfrattati dalle loro case (cifre governative).

L’espulsione dai quartieri centrali di vari strati sociali e di giovani, la folle corsa al rialzo dei prezzi delle abitazioni nella capitale (prezzo medio per appartamento 428.000 sterline rispetto a 305.000 nel sud-est e 258.000 nell’est dell’Inghilterra), la stima che nel 2030 il 46% degli abitanti di Londra avrà più di 65 anni: tutti questi elementi costituiscono una bomba sociale ad orologeria di cui nessuno vuole parlare, men che meno coloro di cui sopra che oggi si stanno prendendo a randellate.

Breaking news, come si dice qui nei media: gli attentati di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo e il contorno sanguinoso degli altri fatti hanno scosso profondamente gli inglesi, che si sentono i prossimi ad essere colpiti in casa.

Questo avrà ripercussioni nei prossimi mesi nella politica e nella società britannica, che per ora si sente smarrita e angosciata, non solo sui titoli dei giornali.

La famosa immagine del pugno insanguinato che stringe una matita è stata ripresa su larga scala dalla stampa britannica: a me ricorda i giorni del maggio francese di molti anni fa, quando ci sembrava di poter cambiare ancora sostanzialmente le cose in Europa.

La domenica della oceanica manifestazione parigina, con i 50 leader che marciavano sottobraccio, ha lasciato il posto alla quotidiana incertezza in una società multietnica a cui non bastano gli appelli alla uguaglianza e fraternità.

Ps. E’ trascorso quasi un anno e mezzo da quando sono tornato a Londra in questa fase della mia vita, ma non mi è facile fare un bilancio del periodo passato in questi mesi. Per questo ho richiesto l’aiuto di varie persone a me vicine che possano esprimere il loro punto di vista sulla vita nella perfida Albione.

Nei prossimi numeri di questa lettera pubblicherò queste storie, anche per capire e confrontare le opinioni e le reazioni di diversi expats dall’Italia, dall’ex Belpaese che non esiste più, se mai è esistito.


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